Ranocchie, oggi ci sarà una cosa che non avete mai visto prima!
Vi metterò a disposizione un capitolo in anteprima tratto da "Nè con te nè senza di te" dell'autrice Paola Calvetti!
Perchè il 12 Febbraio, in occasione di San Valentino, uscirà una collana e-book con quattro suoi romanzi (Perchè tu mi hai sorriso, Nè con te nè senza di te, L'addio e L'amore segreto), a 4,99 euro cadauno.
Vi ricordo che proprio qualche giorno fa ho fatto un'intervista all'autrice (QUI PER LEGGERLA)!
Tratto dal romanzo "Nè con te nè senza di te" di Paola Calvetti
FRANCESCO
Stropiccio la carta, friabile come pane secco. Mi chiedo dove
trovano le fotografie. Frugano nei cassetti? Mendicano ai
famigliari, agli amici o al dirimpettaio? Tentano con quelli
della Omicidi? I soli ad avere accesso alla stanza del delitto.
Quando non recuperano di meglio, usano quelle della
carta d’identità. Decolorate quadrerie di volti senza anima,
la foto segnaletica che avrebbe Vera, di fronte e di profilo,
al suo ingresso in carcere.
«Me ne dia una qualsiasi, chissà quante ce ne sono in
giro, non se ne accorgeranno...»
Li immagino mentre implorano, il viso piegato di lato,
il mento proteso da giornalisti d’accatto che baratterebbero
quanto hanno di più prezioso per rifilare al caposervizio
un trofeo che dia peso alla firma.
Se sta in soggiorno ha un significato: due fantasmi allacciati
in una posa che insinua contentezza.
Io li conoscevo così.
Famelici, si appellano al diritto di cronaca senza preoccuparsi
di raccontarli con un
minimo di decenza.
Perché hanno pubblicato proprio questa e non un ritratto
più formale? Vera seduta alla scrivania, lo schermo del
portatile acceso dalla radiazione artificiale di un nuovo sogno.
Avrebbe reso l’idea non di chi lei fosse ma di che cosa
facesse. Grazie agli archivi digitali la memoria è poco più
di una guarnizione. Scorri un elenco di cognomi, sfiori il
mouse con un tocco, ingrandisci l’immagine e la sovrapponi
al quadratino. Bianco, come un formaggino.
Didascalia provvisoria. Falso testo, su due righe:
ipse dolorem ipse dolorem ipse dolorem ipse dolorem
ipse dolorem ipse dolorem
L’ufficio stampa della casa editrice, disposta a saltare su
qualsiasi notizia pur di mettere in mostra un autore, li avrà
dati in pasto a caporedattori e critici letterari. Nel giro di
una settimana rimetteranno sul mercato il romanzo d’esordo,
ingenuo e sentimentale.
Col valore aggiunto di essere stato scritto da un’assassina.
La morte sulla carta da giornale inebria, muove l’urgenza
di sentirsi prossimi all’orrore, di evocare segni premonitor
nelle biografie dei protagonisti, anomalie nel loro DNA o
torbidi dissapori famigliari. Ecchimosi dell’anima che esortano
al delitto, tenendolo a debita distanza dalla nostra legittimità
di vivi.
Ma esiste delitto legittimo?
Apri un quotidiano e la morte degli altri evapora la tua,
esiliando la tentazione di renderla disprezzo.
In casi come questi, solitamente scrivono che l’omicida
soffriva di crisi depressive. E fortunato il cronista che trova
l’indirizzo dello psichiatra, assuefatto all’ascolto di vite
sciupate e disponibile per un’intervista lampo.
Vera e Nicola tenevano alla loro immagine e non avrebbero
gradito la scelta.
Belli, a me sembravano dannatamente belli.
E ancora innamorati. O forse lui non la amava più e lei
gli ha puntato una pistola alla tempia e subito dopo l’ha rivolta
su di sé. Senza la balbettante esitazione che le increspava
le labbra quando studiava l’itinerario per un viaggio,
acquistava cornici screpolate, intenerita da baffi spioventi
d’inizio secolo o da gote rosate di giovinette in abiti dal
gusto discutibile.
Riscriveva il passato a modo suo. E guai a chi glielo
toccava.
Se voleva lasciarla e non trovava un linguaggio indolore,
me lo avrebbe confidato. Nicola non avrebbe mai compiuto
un gesto inelegante. Lui, ma questo aspetto della sua
personalità era noto a pochi, coltivava una naturale avversione
per le lacrime. Al contrario, se l’avesse abbandonata,
Vera lo avrebbe inondato. Se, ripeto se, l’ipotesi corretta è
che Nicola si fosse stancato di lei.
In agenzia la notizia avrà già fatto il giro delle poste elettroniche.
Temo che qualche impiegata avrà l’avvilente idea
di aprire una chat, nel tentativo di stemperare un’angoscia
che non può affrontare da sola. Erano miei amici. Allora
vi prego, non fate pettegolezzi, illazioni, supposizioni. E
nemmeno un necrologio collettivo, di quelli che poi dividiamo
le spese.
Stiamo in silenzio. Chi crede, borbotti una preghiera.
Sfoglio i giornali con la certezza di trovare refusi. Se si
esclude questa fotografia, è tutto giusto. La sostanziale parità
dei loro redditi scongiura un crimine che abbia a che fare
con il denaro. L’appartamento è intestato a entrambi, le rate
del mutuo saldate con i diritti di una sceneggiatura. Nicola
è “il suo ultimo compagno, brillante avvocato, esperto in
diritto internazionale”. E meno male che non hanno scritto
convivente. Quando due si amano senza rumore, anche
i più conformisti non usano una parola che impolvera di
precarietà l’unione più compatta. Gli avvoltoi non mi hanno
dato il tempo di spiegare che loro avrebbero considerato
importante la foto.
Me l’avessero chiesta, almeno.
Avrei suggerito quella scattata in giardino: Nicola, stretto
al braccio di Vera come all’àncora di un peschereccio, nella
casa di vacanza dove lei apparecchiava tirandola per le lunghe
neanche fossimo in un cinque stelle. La tovaglia di lino,
che lavava il pomeriggio stesso per via dello stropiccìo, cadeva
a pieghe dal tavolo ossidato. Vera spalmava marmellata
di arance sulle baguette, coricava il formaggio di capra
su fogliame sonnolento, disponeva a cerchio more tonde
come biglie sui piatti di porcellana. Io la sfottevo. Impossibile
adeguarsi alla sua petulante ricercatezza e ricordare a
quell’ora del mattino se il coltello va messo a destra o sinistra
vicino o dall’altro lato della forchetta. Quell’immagine
avrebbe reso l’idea dell’importanza estetica di quell’unione.
“Estetica” non è sinonimo di “esteriore”, così come il loro
amore non c’entra con il nero dell’inchiostro e il rosso del
sangue, un rivolo sottile scivolato come una svista, stilla di
piombo da limare con le dita agili di un photo editor.
Fisso la foto: Nicola in blazer blu, camicia bottondown,
cravatta Hermès con giraffe. Vera schizza un sorriso, l’aria
smarrita, gli occhi incollati a quell’eleganza. Era l’epoca del
taglio sfrangiato. Cambiò pettinatura dopo averlo incontrato:
scaramanzia, sosteneva. Frequentava il parrucchiere, lo
stesso dove convocava me, il martedì e il sabato, ma non
era una donna alla moda. Magra, allenata da un istruttore
che la mattina si presentava alle sette, vestiva Romeo Gigli,
un artista più che un sarto, che – secondo Vera – «non disegnava
collezioni per bellone alte e con le tette gonfiate».
Portava la taglia quaranta e la seconda di reggiseno.
Era una giornalista conosciuta, non proprio famosa. Timida,
non reggeva dibattiti da salotto televisivo. Diceva di
sé: «Sono una che scrive». La meravigliava il fatto che mettere
nero su bianco la sua voglia di raccontare fosse apprezzato.
Il suo gesticolare calmo, costruito a forza di volontà,
non schermava tuttavia l’inquietudine che Vera insabbiava
in battute raggelanti per chiunque, ma non per Nicola, che
la adorava perché a lui era dato di conoscerla dentro.
Non fino in fondo, visto l’epilogo,
Ronza il tremolio della voce al telefono: «Architetto,
sono la Piera, la portinaia. La signoa Vera e il signor Nicola
sono morti»
Lapidaria. Senza alleggerire la notizia con una pietosa
bugia, riferendo di un incidente stradale cui avrebbe rimediato
il medico di guardia al pronto soccorso. Non trovò
risposte, anche se non faccio altro che cercarne da quando
la suoneria del cellulare ha cambiato la mia vita.
E ogni logica prospettiva per la giornata.
Alle ventidue e venti minuti erano già freddi. Non sono
un esperto, ma mi ostino a immaginarli intatti.
«Non si deve piangere sulla pagina.»
Questa volta sei riuscita a sanguinarci, Vera.
«Francesco, è impossibile scansare l’ironia quando la vita
ti offre, per sbadataggine, uno stralcio di felicità», era oculata
la sua gestione del sentimento, un patrimonio capitalizzato
più sull’intelligenza che sul sentiero di un’insperata
fortuna.
Non era evidentemente così.
Il giornale è steso sul tavolo come il lenzuolino di un
bambino disciplinato. Al centro della pagina il titolo è in
corpo 48, al piede un corsivo, firmato dal migliore cronista
del “Corriere della Sera”. Uno che li conosceva, li frequentava
e li amava un poco. Il suo distillato di cautela e buon
senso espone in modo composto un gesto efferato.
Può un semplice dolore che puzza di vecchio diventare
determinante?
Racconta una storia, annodata in una breve didascalia:
“Omicidio-choc nella Milano della cultura”; “scrittrice milanese”,
chiosano, circoscrivendo i suoi romanzi all’appartenenza
geografica, urbana, di quartiere. Il Ticinese e Brera
erano le brande di fine giornata. Ci si raggruppava in qualche
bar, sgangherati dopo la redazione o l’agenzia. Nicola
era da record: mai meno di dieci ore. Spesso la domenica,
se il cliente era da spolpare.
«Partecipo alle riunioni con diritto di parola» mi spiegava,
da genio un po’ fastidioso nella sua sicumera. Interminabili
trattative che si protraevano per giorni e notti fino
che non era stato raggiunto l’obiettivo. Cioè siglato il contratto.
Sapere, avranno saputo. La morte di Nicola sposta
la pedina sulla scacchiera e già tratteggio lo sgomento dichiarato
per la scomparsa dell’associato e la certezza di occuparne
il posto a fianco del senior. Accigliato cordoglio misto
a una raggelante organizzazione del personale.
Vorrei liberare il suo tavolo, ma come arrivare fino allo
studio De Marinis e dire: “Scusate, il mio amico è morto e
vorrei fare ordine fra le sue cose”? Non mi sono mai sentito
a mio agio su quello scalone di marmo, gli preferivo
l’anchilosato ascensore di ferro battuto, i sedili in velluto e
l’alito di muffa. Dietro una porta blindata, soffocanti boiserie,
divani e poltrone Frau, librerie gravate da codici rilegati,
tappeti che accolgono, soffici come materassi, le suole
della clientela. Di mestiere faccio il pubblicitario, convivo a
fatica con i precetti, sono sempre stato il versante effimero
di Nicola, che un giorno mi battezzò «un imbroglione con
delega». Lui sì, creava sul serio: postille, imboscate, redigeva
contratti più ingegnosi di uno spot.
Deviare dalla norma, questo ha fatto Vera. Ma le leggi
che lui studiava alla ricerca di un’incongruenza da sfruttare
con sfacciata abilità, non prevedevano un finale così atipico.
Ho una disperata urgenza di parlare di loro. Magari la
nausea passa e mi allontano dal desiderio di odiarla, anche
se ha ucciso il mio migliore amico.
Che ha festeggiato quarantuno anni in giugno.
Qui vi lascio con le schede e le copertine dei vari romanzi!
Trama:
I corpi di un uomo e di una donna giacciono senza vita a terra, uno sull’altra. Un clpo di pistola ciascuno. L’arma che ha sparato dalla mano di lei. Né con te né senza di te è la morale ultima che François Truffaut sceglie ne “La signora della porta accanto”, cui il romanzo è ispirato. Come nel film, c’è una passione tumultuosa e un finale tragico: Vera, scrittrice, uccide il suo compagno Nicola, quarantenne più giovane di lei. Sull’oscuro movente della tragedia cerca ostinatamente di fare luce Francesco, pubblicitario omosessuale, amico della coppia, che si interroga affranto sui perché di un gesto che appartiene alla dinastia delle follie. Le indagini sono affidate alla Polizia, i referti dell’autopsia, i fascicoli della Questura descrivono lo stato dei fatti. Il percorso del sentimento e del suo infrangersi contro il muro dell’insicurezza (di lei che nel suo passato ha una serie di uomini che l’hanno ferita), le riflessioni sull’insondabilità del cuore umano lo ricostruiscono “ a voce” i protagonisti.
Trama:
E’estate e Nora decide di restare nella casa della propria infanzia, zattera di ricordi e struggimenti, accanto alla madre, che una malattia rara condanna al silenzio. Entrando in una stanza incustodita, scopre muti testimoni del tempo: lettere d’amore, albi di fumetti, dischi in vinile, un fortepiano da restaurare e un segreto che affiora improvviso e violento: il certificato di nascita macchiato d’inchiostro di una bambina, forse una gemella che nasconde l’ombra di un possibile infanticidio e scatena un’ansia cauta di indagini. Nora metterà alle corde la madre e cercherà di scoprire la verità. Fino all’ultimo respiro e al colpo di scena finale. La risposta arriverà e avrà il sapore di una liberazione per entrambe. Un atto d’amore inaspettato, ambiguo ma pieno e profondissimo. L’unico possibile.
Trama:
Tre amiche, Olga, Cecilia, Virginia appartengono al mondo della musica e sono amiche. La vita e la carriera di Olga, costumista, sono state indelebilmente segnate dalla “Traviata” di Maria Callas. L’opera verdiana scandisce il suo amore per Giulio, compagno di Conservatorio destinato a diventare un grande direttore d’orchestra. Giulio le sarà strappato dal matrimonio con Cecilia, ma continuerà ad amare e incontrare Olga. Il passato e il presente si alternano nel romanzo come tappe di un fluire senza regole, il tempo aggiunge il suo mistero ai misteri della musica e dell’amore. Virginia racconta la morte di Cecilia in un incidente aereo e poi, quando anche Olga la lascia sola, trova i diari dell’amica e la confessione dell’infinita storia con Giulio. Nell’epilogo il testamento di Olga rivelerà un segreto estremo.
Trama:
Costruito come una Sinfonia, con un preludio, quattro movimenti e un finale, il romanzo narra la storia di un amore clandestino, di un sentimento che si è alimentato di silenzi, incontri fugaci e di intimità celata. Una giovane donna scopre l’adulterio del padre, violoncellista appena scomparso, trovando fra i suoi libri una scatola colma di lettere d’amore che non portano la firma della propria madre. Turbata, decide di andare a trovare l’anziana signora che ha rappresentato per tanto tempo l’immagine del desiderio per quel genitore improvvisamente sconosciuto. Dall’incontro delle due donne, dalle lettere conservate, dai ricordi, la storia d’amore riaffiora e rivive con il fascino struggente di una melodia d’altri tempi.
Vi segnalo la pagina Facebook della collana: https://www.facebook.com/pages/paola-calvetti-Collana-e-book/478621225527846 E vi ricordo che dal 12 FEBBRAIO 2013 saranno disponibili sulle principali piattaforme a 4,99 cadauno.
bellissimoooo!!
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