Dopo mesi, pubblico questa interessante intervista di Antonio Gentile,
autore de "I cavalli delle giostre", pubblicato da Anordest
Edizioni. Non è tanto conosciuto, ma spero che voi vogliate farci un
pensierino! Intanto vi lascio con le varie informazioni sul libro, poi con
l'intervista! Prima di tutto però, vorrei ringraziare Antonio,
così paziente e disponibile, e la casa editrice Anordest!
Casa Editrice: Anordest
Prezzo: € 12,90
Pagine: 224
Trama: Lorenzo e Letizia, due fratelli, due vite sospese in una
dimensione surreale, nel tentativo di guarire le ferite dell’infanzia, segnate
come marchi a fuoco sulla pelle. Cicatrici che li condizioneranno fino
all’adolescenza, li faranno allontanare dalla realtà e perdere nel bisogno di
liberarsi, come i cavalli delle giostre di un vecchio luna park abbandonato,
dove andavano a giocare da bambini. Su strade parallele, i loro destini
s’incrociano con quelli di Matteo e Cecilia. Due incontri inaspettati,
singolari, irrazionali come il contatto del nulla con l’infinito, della materia
con l’antimateria, che li riporteranno ad una dimensione compiuta, scoprendoli
fino al punto più profondo dell’anima.
Link utili:
Sito ufficiale del romanzo: I cavalli delle giostre
Per acquistarlo:
Ciao Antonio, potresti parlare un pó di te?
Ciao Chiara, ho 38 anni e vivo
a Pescara. Ho una bellissima famiglia composta da tre splendide donne: mia
moglie e due bambine adorabili.
Nella vita faccio l’ingegnere,
mestiere ben lontano dall’arte, ma forse è proprio questa dissonanza che mi ha
spinto ad esprimermi attraverso la scrittura.
"I cavalli delle giostre" é il tuo
primo romanzo, giusto? Come é nata l'idea di scrivere questa storia?
Il bisogno di scrivere, di focalizzare una storia
mi accompagnava da anni.
E’ arrivato un periodo della mia vita in cui
l’urgenza di scrivere è diventata necessità.
Per gioco, per soddisfazione personale…, non so,
ma il bisogno di esprimere la convinzione che ha sempre guidato la mia
esistenza ha avuto il sopravvento su ogni resistenza: “Non siamo nulla se non
ci prendiamo cura di qualcuno” dice Letizia, una dei protagonisti, al culmine
della narrazione.
Cura dell’altro e liberazione: due concetti
strettamente legati fra loro, intorno ai quali ruota tutto il contenuto della
mia storia.
Incontri fra anime ferite che, specchiandosi
l’una nell’altra, condividono fragilità, affermando così la propria identità,
trovando un posto nel mondo.
L’incontro, la cura degli affetti sono le uniche
esperienze in grado di donare una nuova visione del mondo e raggiungere
equilibrio e serenità.
Ti ritrovi particolarmente in un personaggio specifico
del romanzo? Se sí, in quale?
Ho messo un po’ della mia
anima in ogni personaggio.
Tutti e cinque, Letizia,
Lorenzo, Matteo, Lucia e Cecilia, sono accomunati dal sentire lieve delle cose,
da un collegamento sottile ma tenace con il sussurro appena percettibile del
mistero dell’esistere.
Imprigionati dagli accadimenti
terreni, trovano salvezza e liberazione nell’arte, nel contatto con l’altro.
Come i cavalli delle giostre, che rappresentano
la malinconia, la rassegnazione all’alienante, ripetitivo percorso dal quale
non ci si riesce a scostare, ma, allo stesso tempo, rappresentano la speranza,
la potenzialità, lo strenuo bisogno di fuggire e spezzare le aste che
precludono la liberazione.
Ho già in mente il titolo, si parlerà di un viaggio.
Nel viaggio, paradossalmente,
ci si riesce a fermare, a valutare la propria vita, la propria rotta, a
contemplare la meraviglia dell’esistenza, a ritrovarsi e riconoscersi esseri
pulsanti.
L’arrivo è compimento,
statica, arresto, istante definito nel tempo.
La strada è potenzialità,
romanticismo, furore, pazzia, frangente senza tempo.
Tempo misurato dalle lancette
dell’orologio e tempo prodotto dalla musica (il tema della musica è uno dei contenuti
predominanti del romanzo).
Il tempo misurato
dall’orologio passa, si dissolve, non può tornare indietro, perché è una
percezione della mente.
Il tempo della musica passa ma
non si dissolve, diventa eterno, perché è una percezione dell’anima.
Ora l'intervista é finita! Ti va di salutarci con la
tua citazione preferita?
Riporto un passo del capitolo
“Quando piove” in cui Lorenzo prova, appunto, l’esperienza della
soprannaturalità della musica.
La musica arriva dal bosco,
scuote le foglie.
Ha il sapore e l’odore di
eterno.
E’ fresca, fluida, solenne.
S’imprime nell’iperbole
disegnata dal vento, che cala le note dal cielo, racchiuse nei frammenti di
pioggia.
Infinite, interminabili
note.
S’infilano tra le righe
parallele del pentagramma, fino a farle toccare.
Allora, siete interessati? Vi piace? L'avete letto? Fatemi sapere!
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